Dettagli Recensione

 
Spiaggia Steccato di Cutro
Spiagge di Cutro
Voto medio 
 
2.5
Mare 
 
4.0
Spiaggia 
 
4.0
Pulizia 
 
1.0
Servizi 
 
1.0

Un posto da sogno lasciato all'abbandono

Egr. Sig. Sindaco
COMUNE DI CUTRO
Piazza del Popolo
88842 CUTRO (KR)

Egr. Assessore
All’urbanistica e opere pubbliche
Comune di Cutro
Piazza del Popolo
88842 CUTRO (KR)

Egr. Assessore
All’igiene e sanità
Comune di Cutro
Piazza del Popolo
88842 CUTRO (KR)

OGGETTO: Ruolo tassa rifiuti solidi urbani anno 2009 ed altro.

Ricevo in data odierna la comunicazione, priva di data, per quanto attiene il pagamento della tassa di cui all’oggetto.
Provvederò per tempo a versare l’importo di € 77.00.
Poiché ho ricevuto due uguali comunicazioni, una la restituisco certo che si sia trattato di un disguido.
Mentre continuo ad apprezzare la puntualità e la solerzia di codesto Comune nel richiedere il pagamento di quanto dovuto per I.C.I e ritiro rifiuti urbani, non altrettanto posso dire dell’assoluta inerzia nell’adempimento dei suoi doveri.
Sono stato a Steccato dal 14 al 20 maggio u.s e ho dovuto constatare, ancora una volta, lo stato di abbandono e la carenza di servizi, a cui il posto è destinato ad essere lasciato.
Sebbene in detto periodo non ci fosse, per fortuna, quasi nessuno, i due cassonetti per il ritiro dei rifiuti, posti in via Roma, all’altezza di via Enna, erano stracolmi ed ormai inutilizzabili.
A quella che un tempo era l’unica strada di Steccato è stata data la denominazione di Via Roma.
A distanza di anni non è stata ancora ripristinata la necessaria segnaletica, per cui l’indicazione è scritta a carboncino su un muretto.
Questa trascuratezza è oggi aggravata nel vedere che, sebbene siano state prese finalmente delle iniziative per bitumare e rendere agevole per i pedoni l’importante arterie, tale iniziativa trova però il suo limite e la sua fine all’altezza di quella che devo ritenere essere "la discarica" al largo della già menzionata via Enna.
Sembra che, sebbene Cristo non si sia fermato ad Eboli, la civiltà si sia fermata in quel posto, come se al di là non ci fossero altre famiglie civili di contribuenti.
A ben dire proprio via Enna e via Catania sono tra le strade dove per prima si è costruito ed abitato, dal lontanissimo 1983, anno da cui sono stati regolarmente pagati i contributi per gli oneri urbanistici.
Ma forse l’oscurantismo che accompagna il meridione ha indotto a tenere all’oscuro queste strade.
In via Catania, solo dopo i numerosi interventi e sollecitazioni, ho visto collocare, prima di ripartire, ben due pali di pubblica illuminazione; la luce ancora non l’ho vista, spero di fare in tempo...
Si stanno festeggiando i 150 anni dell’Unità d’Italia; mi chiedo: la frase pronunciata a quell’epoca “Abbiamo fatto l’Italia, adesso dobbiamo fare gli Italiani”, rimane ancora vera ed attuale, ma per quanto riguarda “l’Italia “o “gli Italiani”?
Dal 1983 ad oggi sono trascorsi 27 anni di immobilismo, quando, a tacer d’altro, in 30 anni si sono fatte due guerre mondiali.
Solo di recente sono state finalmente bitumate alcune strade, ma lasciate altre nella terra (…terra di nessuno!).
La scelta certamente è stata dettata da motivi, per così dire, politici.
Per la mia Calabria, perché la Calabria la sento anche mia, al di là di quelle che sono le origini e le radici di mia moglie che affondano a Papanice, nella illustre famiglia dei Pagano, è doloroso dover constatare con quanta lentezza la pubblica amministrazione adempia ai suoi doveri.
La ricchezza di quel territorio era il mare, sì, perché ormai non lo è più, infatti è stata dissipata dagli scarichi abusivi, dal cattivo funzionamento, se non proprio dall’assenza, dei depuratori.
Mi chiedo fra quante generazioni potrò assicurare ai miei eredi che tutto andrà a posto o andrà sistemato.
Tanto più mi addolora fare queste constatazioni, taciute per quasi trenta anni, se considero tutte le eccellenti qualità dei calabresi, tutte sperimentate: l’amicizia, il rispetto, la cortesia, il senso dell’onore, la generosità e, per dirla con Enzo Biagi “poca gente è garbata come i calabresi”, ”la virtù dei calabresi è l’accoglienza”.
La presente, probabilmente, resterà lettera morta, ma lo voce della mia coscienza non mi rimprovererà di non aver detto nulla in difesa della Calabria e dei Calabresi.
Con la speranza di tutti di essere smentito dai fatti, porgo distinti saluti.

Lettera inviata il 7 giugno 2010

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